18 Ottobre 2024

In memoria di Leonardo Urbani
L’Ordine degli Architetti PPC di Palermo partecipa al lutto della cultura italiana e siciliana in particolare per la scomparsa di Leonardo Urbani, Professore Emerito di Urbanistica presso l’Università degli studi di Palermo, inventore di nuovi e originali modi di studiare e fare urbanistica, intesa come sintesi della complessità in cui convergono architettura, urbanistica, sociologia, economia, attento ai bisogni, non solo materiali, dell’uomo Sulle orme di Edoardo Caracciolo fu suo assistente e prosecutore della sua Scuola. Con orgoglio ricordiamo che, tra le tante altre cose, fu anche Presidente del nostro Ordine professionale.
Pubblichiamo qui di seguito il ricordo che di Leonardo Urbani scrive Dino Trapani, professore associato di Urbanistica dell’Università degli Studi di Palermo, che ne fu prima allievo e poi collega per tanti anni

Leonardo Urbani era nato a Pesaro il 21 febbraio 1929 da padre architetto. Nel 1948-49 si iscrive alla facoltà di architettura di Palermo dove conosce Edoardo Caracciolo e, laureatosi con lui come relatore il 9 marzo 1957, diviene suo collaboratore presso la Cattedra di Urbanistica della Facoltà di Palermo. Nel 1958 diviene assistente ordinario e nel 1963 consegue la libera docenza in Urbanistica. Nel 1964 fonda il Centro di pianificazione territoriale CEPITER insieme a Carlo Doglio che era già collaboratore di Danilo Dolci in Sicilia. Nel 1963 è membro effettivo dell’INU Istituto Nazionale di Urbanistica. Nel 1966 il seminario preliminare sul piano comprensoriale Palermo-Corleone. Nel 1964 è uno degli esperti del piano di sviluppo economico della Regione Siciliana come urbanista. Nello stesso anno diventa Presidente dell’Ordine degli Architetti di Palermo e fonda e dirige la rivista ‘Architetti di Sicilia’, organo dell’Ordine professionale. Dal 1961 inizia una attività intensa nel campo della pianificazione regionale per impulso dell’Unione Camere di commercio, artigianato e agricoltura della Sicilia. In questi anni rivolge, con Carlo Doglio e Franco Rocca, la sua continua attenzione ai temi dello sviluppo locale in una chiave di economia dal volto umano e tutta centrata sul protagonismo attivo delle popolazioni locali in tensione con i governi centrali e le loro politiche eterodosse, ideologizzate, estranee alla struttura socio-economica della Sicilia. Dal 1965 al 1971 insegna Arte dei giardini e Paesistica e nel 1966 diviene assistente ordinario di Urbanistica. Nel periodo caldissimo del 1968-1969 è incaricato del corso di urbanistica presso la facoltà di architettura dell’Università Federico II di Napoli. Diventa professore ordinario di Urbanistica e dalla primavera del 1978 è direttore dell’Istituto di Composizione Architettonica dell’Università di Palermo. Nel periodo di presidenza dell’Ordine professionale istituisce una commissione per contribuire alla rinascita delle comunità nella Valle del Belice del post-terremoto ricevendo il premio di cavalierato della Repubblica.
Nella presentazione della sua monografia ‘La città è sola’ (Roma, 1978) Giuseppe Samonà scrisse del suo “pensiero filosofico qualificato da profonda fede, un pensiero che aspira a confermare il senso metafisico di una realtà sociale a cui gli uomini tendono per un destino soprastorico. (…) in una cultura architettonico-urbanistica che si svolge nello spazio e nel tempo segnata da un destino finalizzato verso modi sempre più espressivi di equilibrio (…), e che perciò si evolve secondo un processo di elevazione dello spirito che vince la materia, superando le strettoie della tecnica.”
Fonda e dirige il Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura dell’Università degli Studi di Palermo. Fonda a Caltagirone l’OLTUM, Osservatorio laboratorio sui Tessuti Urbani Mediterranei con (tra gli altri) Howard Burns, Werner Hoechslin, Bernard Huet, Nicola Giuliano Leone, Jorge Silvetti ed Henry Raymond. L’Oltum diventerà ambito di riflessione sulle ricerche di alcuni studiosi di sociologia urbana nel Val di Noto. Nel 1993 cura la pubblicazione deli atti di un convegno da lui diretto sulla Cattedrale di Palermo (Sellerio, Palermo). Nell’ottobre 1996, a Parigi, organizza la mostra “Giacomo Serpotta. Architettura e apparati decorativi settecenteschi a Palermo” con il supporto della Regione Siciliana e, tra gli altri, dell’Istituto Italiano di cultura a Parigi. È responsabile del gruppo di ricerca di pianificazione territoriale in un programma bilaterale Italia-Cile, Ministero degli Esteri, con il coinvolgimento di nove Università italiane, guidato da Francesco Faranda e Oscar Parra in Cile, con il coordinamento generale di Nicola Giuliano Leone e Hans Fox: analisi e programmazione del quadro strategico territoriale per il recupero e lo sviluppo del bacino del fiume Bio Bio (Leone et alii, 1993). Durante gli anni Novanta Leonardo Urbani si rivolge nuovamente all’attività professionale impegnandosi in diversi piani comunali e piani territoriali insieme a Ferdinando Trapani ed Enrico Puleo. La sua principale attività scientifica recente è oggi disponibile nella serie di pubblicazioni edite da Sellerio (La città concreta, 1991; Habitat, 2003; Le quattro Geografie. Habitat 2, 2013). La sua attività di ricerca e consulenza per lo sviluppo locale recente è stata quella del progetto MOTRIS -mappatura del turismo relazionale integrato in Sicilia- per la Presidenza della Regione siciliana, a partire dal 2004 (progetto inserito nella legge turistica della Regione n.10/2005) fino al 2009. MOTRIS ha influenzato la strumentazione turistica regionale successiva e ha contribuito alle attività di alta formazione del turismo in Egitto organizzando con la direzione di Carla Quartarone ed il supporto del Collegio Universitario ARCES due master universitari di secondo livello a doppio titolo riconosciuto in Italia (Università di Palermo) ed in Egitto, Helwan University, Cairo.
Nel 2005 viene insignito del titolo di Professore Emerito in Urbanistica presso l’Università degli Studi di Palermo.
Ho conosciuto il prof. Leonardo Urbani quando ero studente nel 1980 e la facoltà di architettura era in via Maqueda: spazi angusti, igiene minima, passione infinita. Urbani era ‘Leo’ per tutti gli amici, ma per me, che ho vissuto insieme a lui almeno vent’anni, è sempre rimasto ‘il professore’.
Il prof. ha idee ‘strane’ riguardo all’Urbanistica, soprattutto riguardo al suo essere una parte dell’Architettura. Anche la pianificazione territoriale ne faceva parte, ben distinta dalla programmazione economica e sociale. Oggi, tranne me e pochi altri, quasi nessuno crede più nel rapporto biunivoco architettura-urbanistica. Il tratto costante del suo pensiero è, secondo me, la centralità transdisciplinare della cultura del progetto come contrasto alla pianificazione territoriale tradizionale: modellistica, astratta, imposta dall’alto. A tal riguardo, più o meno, lui la pensava così:
siamo condizionati dall’era del progetto, un’era che ha separato la materia delle cose dalla verità della forma dando ad ogni singola cosa le mille forme di un’espressione indefinita. L’ultimo tentativo di dare forme dal forte “rigore critico” è dovuto alla fioritura del Movimento Moderno in Architettura. Lo stile internazionale ha creduto di dare una nuova necessità alla forma separandola dai contenuti, rendendola “angelica”, autonoma. È questa, secondo Urbani, una strada erronea.. ciò in quanto.. “l’umanità non può sopportare forme troppo pure e rarefatte” e “l’architettura regionale Siciliana” impastata com’è di “condizionamenti spaziali e temporali” può dare materia alla “cultura del progetto”. È la città Siciliana con i suoi centri storici che può dare peso di realismo alla società complessa e tendente alla rarefazione dei contenuti che ci è dinanzi (Leone, 1983, recensione per Hittorf e Zanth, 1835).

Fino alle più recenti occasioni di incontro pubblico, dal livello locale alle conferenze internazionali, l’architetto e professore di urbanistica Leonardo Urbani ha proposto l’architettura e la città storica siciliana come ambito di eccellenza culturale a livello mondiale.